I parchi urbani, nonostante siano visti come baluardi della biodiversità cittadina, sono spesso vulnerabili a minacce esterne. In Italia è stata sviluppata la strategia nazionale per la Biodiversità 2030, per poter contrastare queste minacce e offrire una visione più ampia su come affrontare queste sfide per ridurre l’impatto sulle specie vegetali e animali che vivono sia nelle aree urbane che in quelle naturali.
L’efficacia delle politiche di conservazione dipende dalla loro applicazione concreta, come è stato fatto nel 2013 mediante la legge 10/2013 che ha permesso di promuovere una serie di misure locali di sensibilizzazione pubblica e di incremento delle aree verdi urbane.
Le città italiane custodiscono un patrimonio verde prezioso, ricco di parchi, alberate storiche e spazi pubblici che stanno mostrando i segni del tempo. Il verde urbano risente spesso di una gestione assente di visione strategica e omogenea, lasciando spazi a interventi discontinui e frammentari.
I dati ISTAT del 2021 evidenziano una persistente carenza data dall’8% dei comuni ha adottato un piano del verde, mentre il regolamento è presente nel 66% dei comuni. Il censimento del verde è stato realizzato nel 93% dei comuni, ma interessa solo una parte dell’area comunale. Questo porta ad interventi d’urgenza, con la rimozione di piante o la chiusura delle aree.
Per riuscire a sviluppare una gestione del verde urbano ottimale l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) hanno sviluppato delle linee guida che mirano a supportare le amministrazioni locali nella pianificazione e gestione delle aree verdi, tenendo conto anche delle specie animali presenti in essi. Negli ultimi anni grazie a politiche sostenibili stanno prendendo piede, portando ad un aumento delle aree verdi nelle città rispetto al cemento.
Le specie del nostro territorio sono importantissime per il mantenimento e la buona condizione delle aree verdi presenti in città. Sono resistenti alle condizioni meteorologiche locali, hanno un importante ruolo per la salute o il mantenimento della salute delle specie vegetali, contribuendo all’impollinazione e alla fertilizzazione del suolo.
Queste specie oltre a subire l’azione dell’uomo si stanno riducendo a causa della presenza delle specie aliene invasive. In Italia, sono state identificate oltre 3.500 specie aliene, di cui circa il 15% classificate come invasive. Negli ultimi 30 anni, il numero di specie aliene è aumentato del 96%, un trend superiore alla media europea del 76% .
Queste specie, introdotte dall’ attività umane come il commercio e i trasporti, competono con le specie autoctone, alterano gli habitat naturali e possono trasmettere malattie. Tra gli esempi più noti vi sono la zanzara tigre (Aedes albopictus), il calabrone asiatico (Vespa velutina), la nutria (Myocastor coypus) e l’ailanto (Ailanthus altissima) e tantissime altre. Che causano impatti significativi sulla salute umana, sull’agricoltura e sul patrimonio culturale . Per affrontare questa minaccia, il MASE e ISPRA promuovono strategie di prevenzione, monitoraggio e sensibilizzazione, fondamentali per proteggere la biodiversità e l’economia nazionale.
I parchi urbani rappresentano molto più che semplici spazi verdi: sono ecosistemi complessi, rifugi di biodiversità e strumenti essenziali per migliorare la qualità della vita urbana. Tuttavia, la loro efficacia dipende dalla capacità di affrontare in modo coordinato le minacce che li colpiscono, prima fra tutte la diffusione delle specie aliene invasive.
Le iniziative istituzionali, come la Legge 10/2013 e la Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, hanno posto le basi per un cambiamento strutturale, ma serve uno sforzo collettivo per tradurre queste strategie in azioni concrete. Investire in una gestione del verde urbana attenta e scientificamente guidata non è solo un dovere ambientale: è una scelta di lungimiranza che riguarda la salute, la sicurezza e la resilienza delle nostre città.
Affrontare le sfide ecologiche con strumenti adeguati, monitoraggi continui e il coinvolgimento attivo dei cittadini è la chiave per costruire ambienti urbani più sostenibili, capaci di convivere armoniosamente con la natura che li attraversa.