Disclaimer: contenuto non adatto a chi soffre di discrepanza con la realtà.
“Spesi bene questi 20k?”
“Su, non si abbatta, piccolo Goldman. Tra vent’anni la gente non leggerà più, questo è poco ma sicuro. Saranno tutti troppo occupati a fare i cretini con i loro smartphone. Mi creda, Goldman: l’editoria è morta. I figli dei suoi figli guarderanno i libri con la stessa curiosità con cui noi osserviamo i geroglifici dei faraoni.”
No, non siamo (solo) nella profezia de Il Libro dei Baltimore di Dicker, ma nella vita quotidiana. Si stampa e si pubblica troppo. Si vende poco. Si legge pochissimo. All’alba del nuovo Strega dovremmo chiederci quale direzione intraprendere; invece, rimaniamo ancorati a discussioni che non considerano l’insieme, il collettivo, ma sempre l’élite e il singolo.
Lungi da me discorrere sul costo della cultura, sull’utopia dell’accessibilità e sulla normalità del capitalismo. Per quello ci sono i filosofi che, nel difendere le scuole di scrittura – in cui insegnano – evidentemente non si fanno scrupoli.
Oserei dire: giustamente! Sì, giustamente non si fanno scrupoli. Perché dovrebbero? La realtà editoriale nella quale viviamo è così paradossale che riteniamo normale – o ilare – il fatto che una scuola di scrittura faccia un video autocelebrativo come risposta alle giuste critiche di una studentessa che denunciava un sistema fallato.
Un sistema che favorisce stage non pagati, contratti inesistenti, sfruttamento e, nei casi peggiori, anche molestie sul luogo di lavoro. Un sistema che dà del “Lei” al Lui mentre alla Lei dà del “Cara, tesoro, amore…”. Un sistema che si dimentica degli esordienti, che smettono di essere seguiti dopo la firma del contratto; che mette in ginocchio i librai; che chiede al grafico cento – e più – prove senza mai riconoscerne il giusto compenso; e che con gli autori fa passare il compenso attraverso giri immensi prima di arrivare alle copie effettivamente vendute – tra ristampe nascoste, segreti tipografici e bilanci truccati.
Meglio non farseli, gli scrupoli, quando il tasso di disoccupazione sale al 6,5% (+0,4 punti), quello giovanile al 21,6% (+1,7 punti); quando, a maggio 2025, i canoni di locazione medi in Italia hanno raggiunto i 14,7 euro al metro quadrato. Meglio non guardarli, i dati, ché a scoprire che il 23,1% della popolazione è in stato o in rischio di povertà/esclusione sociale, ci tocca posare lo spritz e accorgerci che fuori dalle presentazioni c’è un mondo che vorrebbe scrivere, leggere, studiare – e non può permetterselo.
E allora permettetemi di farmi girare il culo a sentire “se sono stati spesi bene questi 20k” e a leggere le difese di chi ha subito banalizzato le polemiche, perché “questa è la realtà nella quale siamo immersi”.
Permettetemi la rabbia. Permettetemi di dire che questa “frustrazione degli esclusi” – di cui parla il grande filosofo – io la trovo aberrante. Perché possiamo accettare di perdere, ma non di rimanere esclusi dal gioco. Evidentemente, chi ne scrive dicendo che l’“amichettismo” non esiste è perché ci sta dentro fino al collo. Chi abita le redazioni – indipendenti o meno – conosce assai bene questo meccanismo che lui definisce “reciproca stima” ma che, in realtà, si chiama raccomandazione. Perché nessuno nega che le social skills siano importanti, ma se queste escludono validi membri della comunità a favore degli amici degli amici, allora non parliamo più di networking – come qualcuno vorrebbe far credere.
Allora sì, sono frustrato anch’io. Non ho frequentato scuole di scrittura, ma – spoiler alert – le avrei volute fare, se avessi avuto quei soldi (come la maggior parte dei miei colleghi). Poi, una voce fuori dal coro dice come stanno le cose. Migliaia di commenti a sostegno della verità, di chi si aspettava un ambiente protetto e stimolante e invece è stato messo sotto pressione dal primo all’ultimo giorno. Di chi si è trovato a scrivere in un modo che non voleva, perché doveva essere come dicevano loro.
C’è chi ha commentato parlando di consumatori di desideri, e allora penso che ho fatto bene a tenermeli per me – da escluso – i miei, di desideri.