Caro Diario, che bello ritrovarti. Sono ancora qui che scrivo, di notte, con una torcia sotto le coperte, per paura che qualcuno scopra quello che sto facendo. Credo, in fin dei conti, non ci sia niente di male nel voler scrivere i propri pensieri, le proprie opinioni in una pagina bianca di un diario, che mi auguro nessuno leggerà mai.
Caro Diario, in casa si è scoperto sai? Hanno saputo di questa mia abitudine e la loro viscerale curiosità tossica ha quasi eroso il mio desiderio di intimità. Come se questo diario nascondesse scandali che neanche a me stessa dovrei permettermi di rivelare. Ma poi, che scrivo di così sbagliato? Non credo ci sia nulla di male nel manifestare le mie emozioni apertamente; nell’avere segreti da confessare; nel non nascondere certi bisogni come l’amore, il sesso o certe emozioni come il timore, l’ambizione. Perché dovrebbe essere percepito come illegale sentirsi libere di credere nei propri obiettivi e sogni da realizzare tanto da metterli per iscritto? Per fortuna, non mi leggerà nessuno.
Caro Diario, mi hanno sempre detto che se proprio avessi sentito così forte quell’impeto di scrivere, avrei dovuto farlo solo per me. Ho sempre ritenuto fosse giusto così, oggi no.
Quanti pensieri in quelle pagine, quante paure e quante emozioni che credevo fossero un po’ strane e solo mie. Ma poi, qualcosa è cambiato, con un piccolo gesto: ho aperto un libro, e poi un altro, e poi un altro ancora, e in tutti questi libri, ho trovato un po’ di me. Così, ho iniziato a capire di non essere sola, in quello che penso, in quello che provo e in quello che vivo.
Caro Diario, pò prima ero solo io, adesso siamo noi. Penso a tutte quelle donne prima di me che, chiuse nella loro stanza, davano vita ai loro pensieri su carta; molte di queste donne le conosciamo tutti, illustri pensatrici e scrittrici, ma tante altre no. Le loro parole sono rimaste loro e basta, chiuse in un cassetto della scrivania e poi perse chissà dove. C’è chi ha raccontato tra le righe di loro, chi ha frainteso i loro ideali e chi, invece, ci ha creduto fino in fondo.
Ed è forse un po’ per loro che abbiamo deciso di aprire la porta della nostra stanza e farvi sbirciare nei nostri diari. Abbiamo capito l’importanza e la capacità rivoluzionaria di un pensiero condiviso e abbiamo visto come una paura sussurrata a qualcun altro all’ascolto, possa diventare più piccola. Oggi, una donna non ha solo bisogno di una stanza tutta per sé, ma necessitiamo di stanze tutte per noi per condividere, parlare, confrontarsi e affrontare il mondo lì fuori e l’universo ingarbugliato che ci teniamo dentro.
Aprire la porta di queste “StanzE” non significa per forza andare d’accordo, ma spinge a non nascondersi dietro un vetro facendo finta che quello che succede al di là di quest’ultimo non ci appartenga. Quindi, “Caro Diario”, grazie per averci insegnato la libertà. Cara Virginia, grazie per aver sollevato l’argomento, come vedi, non abbiamo esaurito le parole con cui riempire le righe dei tuoi capitoli, anzi ci impegniamo ad inventarne di nuove finché sarà necessario.
Di Giulia Grasso e Giulia Savegnago
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