Il 18 settembre 2025 è arrivato nelle sale italiane The life of Chuck, pellicola diretta da Mike Flanagan con Tom Hiddleston nei panni del protagonista. Il film è un adattamento dell’omonimo racconto di Stephen King, tratto dalla raccolta intitolata Se scorre il sangue (2020).
Date queste premesse ci aspetteremmo un horror da brividi, ma The life of Chuck non potrebbe essere più diverso. Una storia squisitamente umana, a tratti sentimentale, dove l’elemento disturbante rimane sullo sfondo, racchiuso nell’esistenza di Charles “Chuck” Krantz.
La novella atipica di Stephen King
Il racconto si articola in tre atti con ordine invertito che raccontano a ritroso la storia di un uomo. Si apre con la fine del mondo: tra tempeste e terremoti, il mondo si sgretola lentamente mentre il trentanovenne Chuck è su un letto d’ospedale, in punto di morte a causa di un tumore al cervello. Messaggi di ringraziamento per la sua carriera di contabile appaiono ovunque, in radio, in TV e su Internet.
Seguono due atti che raccontano in frammenti la sua vita: la passione per il ballo, l’infanzia vissuta da orfano con i nonni. Anomala è la struttura del racconto, ma anche lo stile. Una storia che piace perché totalmente diversa da ciò a cui siamo abituati quando pensiamo al suo autore. Eppure, va a esaltare tutti quegli elementi che sono da sempre alla base della scrittura di King: l’essere umano, il suo rapporto con la vita, con il lutto, con la morte.
Il testo gioca con concetti metafisici: la vita come teatro, il mondo come proiezione mentale. Lo fa non attraverso un horror, ma tramite una storia di speranza e calore umano, con dosi di fantascienza e surrealismo che fanno da cornice al racconto di un’esistenza.
The life of Chuck al cinema
Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival nel settembre del 2024, occasione in cui ha vinto il People’s Choice Award, il film approda nei cinema italiani un anno dopo. Oltre a Tom Hiddleston, vede la partecipazione di Mark Hamill, Karen Gillian e Jacob Tremblay.
I primi minuti offrono l’illusione di un film apocalittico, che amplifica e porta in scena le parole di King: un ritratto del mondo che crolla. Ben presto converge su una storia intima, personale che è al contempo universale. È un film che racconta la vita nei suoi alti e bassi, nella gioia e nel dolore, in tutto ciò che rende speciale e unica l’esistenza umana. Un’energia frizzante ma delicata, che commuove.
Se nel racconto Chuck resta una figura enigmatica, nel film assume un ruolo centrale e attivo. Un personaggio che mantiene il suo misticismo, ma la presenza scenica di Hiddleston ne rafforza l’impatto emotivo. Flanagan, già regista di Doctor Sleep e The Haunting è un estimatore della poetica di King ed è un maestro nell’usare il linguaggio cinematografico per raccontare temi universali come il tempo, la perdita, la bellezza e le fragilità della vita.
Complessivamente, il film resta molto fedele al racconto originale, conservandone il tono poetico e malinconico, evitando le atmosfere dell’horror tradizionale e concentrandosi su memoria ed emozione. Eppure, non si limita a una trasposizione: rivela nuove sfumature, nuovi significati, conferisce una nuova dimensione poetica ed emotiva attraverso musica, montaggio, e ritmo visivo.
The life of Chuck è una riflessione poetica sull’esistenza, una testimonianza che nel caos dell’apocalisse si fa portatrice di un atto d’amore verso la vita.
